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Tutte Le Signore Amano Coventry
Dawn Brower


Il Conte di Coventry incontra Lady Abigail Wallace e tutta la sua vita prende una svolta drastica. Charles Lindsay, il Conte di Coventry, ha grandi progetti. Nessuno di questi incluse una moglie. La sua preoccupazione principale è il suo club e gli uomini che ha imparato a rispettare. E' uno dei più grandi furfanti nei paraggi e non se ne vergogna. Ma tutto cambia quando incontra Lady Abigail Wallace…Tutte le signore in città adorano Coventry, ma nessuna di loro riesce a conquistare il suo cuore. Lady Abigail riuscirà ad ottenere ciò che nessuna donna ha mai ottenuto e a fare innamorare il conte?





Dawn Brower

Tutte le Signore Amano Coventry




TUTTE LE SIGNORE AMANO COVENTRY




DAWN BROWER




TRADOTTO DA VALENTINA GIGLIO


EDITO DA TEKTIME


Questo ГЁ un lavoro di finzione. Nomi, personaggi, luoghi e incidenti sono prodotti dall'immaginazione dell'autore o sono usati fittiziamente e non devono essere interpretati come reali. Qualsiasi somiglianza con luoghi, organizzazioni o persone reali, vivi o morti, ГЁ del tutto casuale.

Copyright В© 2018 Dawn Brower

Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro puГІ essere utilizzata o riprodotta elettronicamente o stampata senza autorizzazione scritta, tranne nel caso di brevi citazioni incorporate in recensioni.




CAPITOLO 1




Aprile 1800


Lady Abigail Wallace fissò la propria gonna bianca insignificante e corrugò la fronte. L’unica cosa colorata che le era concesso di indossare, era una fusciacca color zaffiro legata intorno alla vita. Non rendeva la sua gonna molto più bella. Almeno il colore della fusciacca si intonava ai suoi occhi. Tuttavia il bianco rendeva la sua pelle quasi malaticcia. Aveva la carnagione chiara ed una spruzzata di lentiggini sul viso. Nessuno avrebbe potuto scambiarla per una signorina bionda inglese, specialmente con i suoi sfacciati capelli rossi.

Perché aveva lasciato che suo padre la convincesse a passare la stagione Londra? Non c’era niente che la città potesse offrirle e che non potesse trovare a casa- in Scozia. Cosa c’era di male nel trovare un buon Lord Scozzese come marito? La residenza della sua famiglia si trovava nelle Lowlands e suo padre si identificava più con i fratelli inglesi che con gli Highlanders scozzesi, ma Abigail avrebbe preferito avere una possibilità ad Edimburgo.

“Smettila di agitarti”, sua sorella, Belinda, le sussurrò sottovoce. Il suo accento scozzese era evidente anche quando fuoriusciva a bassa voce. “No, nessuno ci chiederà di ballare con questo atteggiamento”.

Voleva rispondere che ciò l’avrebbe resa felice. Nessuno dei gentiluomini la attraeva. Tutto quello che voleva, era sopravvivere alla stagione e tornare a casa. Se fosse tornata senza un marito, suo padre avrebbe acconsentito ad una stagione ad Edimburgo. Dopotutto, voleva che la sua figlia maggiore si sposasse. Avrebbe concesso molte stagioni a Belinda. Lei era la vera bellezza ed avrebbe avuto molti pretendenti. Sua sorella aveva dei bei capelli biondi e gli occhi azzurri. Sembrava più una lady inglese e non assomigliava affatto ad Abigail. Se Belinda assomigliava alla madre, inglese per nascita, Abigail aveva preso i suoi capelli castano ramati da suo padre. Non era solo quello che aveva preso da lui. Il suo carattere era un risultato diretto del suo sangue scozzese. Non si sarebbe mai trovata bene nella buona società. Abigail non sopportava gli stupidi e la maggior parte degli elegantoni al suo seguito corrispondevano a quella descrizione.

“Non devi preoccuparti, cara sorella”, iniziò a dire Abigail. “Ci sono un sacco di gentiluomini che ti hanno messo gli occhi addosso. Non ci vorrà molto perché qualcuno sia abbastanza coraggioso da chiederti un ballo”. Anche quella era la verità. Molti uomini guardavano nella loro direzione, ma i loro occhi si soffermavano sempre un po’ più a lungo su Belinda. Abigail aveva compiuto ventuno anni prima di partire per la stagione a Londra. Belinda era tre anni più giovane. Entrambe avrebbero già dovuto essere almeno fidanzate, ma quando la madre era morta, il padre era stato riluttante a lasciarle andare. Adesso era determinato a trovare un marito ad entrambe, come era giusto, secondo lui. Abigail avrebbe voluto dirgli dove poteva mettersi le sue idee sul matrimonio, e non si trattava di un posto piacevole.

“Forse”, concordò sua sorella. “Se la finisci di guardarli storto, faranno questo sforzo”. Sua sorella la guardò con un cipiglio sul suo viso stupendo. “Forse tu non desideri sposare un uomo con dei mezzi, ma io sì. Non togliermi questa possibilità.

Un trambusto si diffuse nella sala da ballo affollata. Si girarono tutti a guardare verso l’entrata. Doveva essere arrivato qualcuno di importante per farli tutti fermare e fissare con trepidazione. Abigail avrebbe voluto dire che non le interessava, ma la sua curiosità ebbe la meglio. Molte delle signore iniziarono a sussurrare dietro ai ventagli, squittendo quasi per l’eccitazione. Stava per fare la sua apparizione il Principe Reggente in persona? Nient’altro aveva senso per lei.

Uno dei domestici dei Loxton aprì le porte sopra l’ampia e lunga scalinata ed annunciò, “Il conte e la contessa di Harrington.” Un uomo alto con i capelli scuri ed una donna eterea con i capelli biondo argento stavano scendendo le scale. Dietro di loro veniva un uomo. Quell’uomo catturò la sua attenzione. Era bello- se si poteva descrivere così un uomo. Non una bellezza classica, ma in un modo da toglierle il fiato. Aveva le mascelle alte e le labbra più baciabili che lei avesse mai visto in un uomo di buona famiglia. I suoi capelli scuri erano del colore del cielo a mezzanotte e lei si trovò ad essere curiosa riguardo la sfumatura dei suoi occhi. L’uomo non era stato annunciato, ma sembrava essere quello che tutti stavano aspettando. Tutti trattennero il fiato mentre lui procedeva dietro il conte e la contessa. Chi era?

“Oh, è bello”, sua sorella quasi sussurrò quelle parole. “Chi pensi che sia?”.

“Non ne ho idea”, disse lei. Anche le sue parole uscirono quasi come un sussurro, come quelle di sua sorella. “Forse dovremmo scoprirlo”.

“Come?” Belinda alzò un sopracciglio. “Non conosciamo nessuno a cui chiedere e la nostra chaperonne non sarà molto di aiuto”. Indicò verso la matrona che le aveva accompagnate. Stava russando su un divano vicino, senza interessarsi di cosa stessero facendo le sue protette. Non che Abigail e Melinda facessero molto. Nessuno le aveva invitate a ballare o aveva veramente provato a parlare con loro. Facevano già da tappezzeria al loro debutto in società. Odiava dirlo a Belinda, ma forse non sarebbero tornate con dei mariti. Era Belinda ad avere ancora le migliori possibilità. Forse Abigail sarebbe dovuta rimanere a casa la prossima volta, così gli elegantoni sarebbero stati più a loro agio nell’avvicinare Belinda.

“Ascoltiamo quello che dicono le signore. Sembrano tutte innamorate di lui”, rispose Abigail. “Sono veramente rapite dalla sua presenza”. Non poteva biasimarle. L’uomo era veramente bello da vedere, ma avrebbero dovuto avere un po’ di pudore. Chiaramente l’uomo le ignorava perché sapeva di avere la loro attenzione. Fu allora che lei si rese conto che era tanto vanitoso quanto bello. Ciò significava che si sarebbe aspettato che una donna stravedesse per lui. Forse Abigail poteva trovare il suo viso affascinante, ma rifiutava di essere la pedina di qualsiasi uomo. “Potrebbe essere un corteggiatore adatto a te”.

“Lo pensi veramente?” chiese Belinda piegando da un lato la testa. “Sembra ancora più improbabile che lui mi noti di quanto lo facciano gli altri uomini.”

Abigail non rispose a sua sorella. Era troppo impegnata a cercare di sentire la conversazione tra due delle signore vicino a loro.

“Non è bello?”, tubò una delle donne.

“E da sogno”, disse la sua compagna. “Non dimenticarlo”. Sospirò mentre fissava l’uomo che si faceva strada nella sala da ballo.

Abigail alzò gli occhi al cielo. Erano ridicole e troppo ovvie nei loro interessi. Non voleva pensare a come fosse stata momentaneamente colpita da quell’uomo. Ma non importava, visto che aveva il buon senso di darci un taglio. Eppure stava attenta alla loro conversazione perché non avevano ancora fatto il nome dell’uomo. Lo voleva per Belinda. Almeno era quello che continuava a ripetersi…

“Nessuno sa mai se verrà ad un ballo. E’ uno degli scapoli più appetibili”. La donna alzò il ventaglio e se lo sventolò davanti al viso. “Pensi che se porgo i miei omaggi a Lady Harrington, lei ci presenterà? Tutti sanno che non partecipa ad alcun evento sociale se non insieme al conte e sua moglie.”

Le signore avevano la lingua lunga ma, anche se erano una fonte di informazioni, non fornivano i dettagli che Abigail desiderava. Avrebbe dovuto scoprire il suo nome in un altro modo. Era avanzato nella stanza e sembrava che avesse intenzione di lasciare la sala da ballo veloce come era arrivato. Non sarebbe rimasto? Uscì dalle porte dirigendosi verso il giardino. Lei avrebbe osato incontrarlo là fuori ed avere un incontro clandestino con lui? Non avrebbe funzionato, a meno che non fosse riuscita a comportarsi con ritrosia e senza mostrare interesse. Molte altre donne prima di lei dovevano avere provato e fallito.

“Stasera non abbiamo avuto successo”, disse sua sorella distogliendo Abigail dai suoi pensieri. Forse dovremmo proprio andare a casa.”

“Il ballo è appena iniziato”, rispose Abigail. Aveva altre idee ed aveva bisogno che sua sorella si occupasse di altro. “Penso che sia tempo che tu trovi un partner per ballare”. Circondò Belinda con un braccio e la spinse verso le due donne che era stata ad ascoltare. “Salve”, le salutò. “Io sono Abigail e questa è mia sorella Belinda.” Odiava presentarsi. Non le piaceva la gente in generale ed avrebbe preferito di molto essere a casa- da sola. Ma era per sua sorella e, beh, anche per se stessa ad essere onesta. Voleva parlare all’uomo misterioso ed ottenere qualche informazione su di lui. Valutare da sola se valeva la pena sognarci sopra.

Le due signore avevano la stessa espressione perplessa sul volto. La bellezza dai capelli scuri recuperò per prima la compostezza. “Io sono Lady Matilda Emerson”, le informò. Accidenti. Aveva dimenticato di usare i loro titoli completi quando si era presentata. Abigail era terribile in queste cose…”E questa è mia cugina, Lady Carolyn Westwick.”

“E’ un piacere conoscervi.” Belinda sorrise ad entrambe. Il suo accento scozzese veniva fuori mentre parlava. Almeno aveva una bella voce…”Siamo nuove in città.” Probabilmente se ne erano accorte…Abigail trattenne un sospiro e lasciò che sua sorella continuasse. “Vi piacerebbe venire a farci visita? Siamo talmente inesperte di tutto ed avremmo bisogno di qualche saggio consiglio”.

Bene…Forse sua sorella sapeva esattamente come affrontare la situazione. Le signore forse avrebbero pensato che fosse un bel modo di guidarle nella ragnatela che la città tesseva. C’erano così tante cose che potevano o non potevano essere fatte, da rendere difficile stare dietro a tutte.

Lady Matilda guardò sua cugina, poi di nuovo Abigail e Belinda. “Sarebbe meglio se voi veniste da noi.” Poi diede loro l’indirizzo. Raggiunto uno scopo, ce n’erano ancora tanti da compiere. Alla fine tutto sarebbe andato bene. Belinda avrebbe trovato un marito e Abigail sarebbe potuta tornare a casa. Non c�era niente a Londra per lei.

L’uomo che aveva attirato la sua attenzione precedentemente era tornato a farsi vedere, lei si mordicchiò un labbro e girò la testa dall’altra parte. Non era per lei.

“Oh”…sospirò Lady Carolyn. “Eccolo di nuovo. E’ così irraggiungibile- pensi che ballerà stasera?”

“Probabilmente no”, disse Lady Matilda. La sua voce era piena di ammirazione per l’uomo misterioso. “Lord Coventry non balla. Mi chiedo perché abbia seguito Lord e Lady Harrington stasera. Ha sempre una ragione per partecipare ad un ballo anche se non ho mai saputo nei dettagli quando lo faccia. Mio fratello me ne ha già parlato. Qualcosa riguardo un club…”

PiГ№ imparava riguardo Lord Coventry- evviva, finalmente aveva un nome da dare alla sua persona- piГ№ si sentiva intrigata. Era tornato nella sala da ballo, quindi sarebbe stato difficile trovarlo da solo. Qualsiasi chance avesse avuto, era svanita quando lui era ricomparso- ma non voleva dire che lei avesse rinunciato. Prima o poi avrebbe avuto una conversazione con lui e allora, soltanto allora, avrebbe potuto valutare il suo valore.

Abigail si vantava di essere un buon giudice del carattere di una persona.

Tre gentiluomini si avvicinarono e, prima che lei avesse la possibilità di chiedere a Lady Matilda o a Lady Carolyn di approfondire i loro precedenti commenti, le due furono trascinate sulla pista da ballo, seguite da sua sorella. La lasciarono da sola sul bordo della pista, L’unica vera tappezzeria nel mazzo…Abigail sospirò e decise che lasciare la sala era la cosa migliore per lei. Non voleva che qualcuno provasse pietà per lei. Forse sarebbe andata nella stanza riservata alle signore o in biblioteca. Avrebbe potuto trovare un libro da leggere fino alla fine del ballo. Ora che sua sorella aveva trovato un partner per ballare, sarebbe stata occupata per il resto della serata. Tutti quei signori che l’ avevano guardata di nascosto, non sarebbero rimasti lontani adesso…

Rassegnata a passare la serata da sola, uscì e non si guardò indietro. Anche se avrebbe voluto. Non per controllare sua sorella, ma per dare un’ultima occhiata a Lord Coventry, tuttavia aveva dell’orgoglio e non avrebbe ceduto alla tentazione che la stava quasi consumando.




CAPITOLO 2


Charles avrebbe desiderato non essere costretto a partecipare a quel maledetto ballo. Odiava uscire in società, a meno che non fosse necessario. Sfortunatamente, era importante che lui fosse presente. C’era un lord in carica che voleva attirare al club. Fino a quel momento non era riuscito a localizzarlo, ma c’era da aspettarselo. Il conte di Shelby era una canaglia ancora peggiore di quanto Charles potesse affermare di essere. La moglie di Shelby era morta dopo avere avuto una figlia e lui annegava i dolori nel brandy e nelle donne. Non aveva nemmeno guardato suo figlio o sua figlia per almeno un anno. George pensava che, se avessero invitato Shelby a far parte del club, avrebbero potuto guidarlo su una strada diversa. Il club era qualcosa di più di un covo di peccati. Era anche un posto in cui un uomo poteva trovare un posto comodo se ne aveva bisogno, e ciò non indicava sempre la morbidezza del seno di una donna, anche se quello non guastava.

Charles ridacchiò piano a quell’ultimo pensiero. Non gli sarebbe dispiaciuto trovare una donna calda e disponibile a condividere il suo letto dopo il ballo. Doveva trovare Shelby e velocemente. Poteva quasi sentire tutti gli sguardi di quelle donne. Senza dubbio stavano tutte progettando di metterlo in trappola, almeno per quanto riguardava un ballo. Charles non ballava con nessuna. Ciò faceva venire delle idee alle altre. Le affascinava se era necessario e, sfortunatamente, ciò avveniva spesso durante gli eventi mondani. Di tanto in tanto doveva frequentarle, quindi faceva del suo meglio per non alienarsene nessuna.

“Coventry”, lo chiamò una profonda voce maschile. Si girò ed incontrò lo sguardo di Lord Dashville. I suoi capelli neri erano un po’ spettinati, ma aveva un ampio ghigno sul viso. Era da un po’ che non vedeva il suo amico.

“Dash”, disse lui e poi sorrise. “Come stai? Ho saputo che hai un figlio”.

“Sì”, l’altro sorrise radioso. “Lo abbiamo chiamato Oliver come il mio bisnonno. Stavo per andare al club per vederti ma, con mia grande sorpresa, ho sentito che eri qui. Cosa ti porta al ballo dei Loxton?”

Trovare Lord Dashville al ballo era una benedizione che non si era aspettato. George avrebbe dovuto stare con sua moglie per la maggior parte dell’evento, ma la moglie di Dashville sarebbe rimasta a casa subito dopo la nascita del figlio “Hai visto il Conte di Shelby?”

“In verità, sì”. Guardò oltre le sue spalle verso una fila di porte. “Stava dirigendosi verso la biblioteca, penso per qualche incontro. Era brillo da quanto ho potuto vedere. Ondeggiava un po’ mentre camminava.”

Coventry trattenne un sospiro. Avrebbero avuto molto da fare se lo avessero accettato nel club. Era meglio che Harrington sapesse quello che lo aspettava, perché avrebbero dovuto far tornare sobrio il conte, prima di poter anche solo discutere i dettagli del club con lui. Essere perverso e conte normalmente era un bonus, ma Shelby avrebbe avuto bisogno di raddrizzare la propria vita prima che loro gli concedessero l’ammissione. Non concedevano la chiave di accesso al club a cuor leggero.

“Non devo supporre che tu sia disposto ad aiutarmi con lui?”

“Diventerà il vostro nuovo membro?” Dashville non poteva fare parte del club perché era sposato. A un certo punto lungo il cammino avevano ammesso solo i conti nel club, ma quella non era stata la loro intenzione originale. Dashville era un marchese. Se non fosse stato fidanzato nel momento in cui il club aveva aperto, sarebbe stato invitato a farne parte. Non lo mandavano via se gli succedeva di presentarsi al club. Era più probabile che non avesse l’accesso completo e che fosse portato direttamente nell’ufficio di Harrington. Quello era il modo in cui trattavano i non membri che sapevano veramente che il club esisteva.

“Lo stiamo prendendo in considerazione. Harrington pensa che possa essere salvato.” Charles fece un profondo respiro e poi disse, “Non ne sono così sicuro. Spero di sì perché sarebbe una vergogna perdere un uomo con un tale potenziale. Prima che sua moglie morisse, prometteva così bene. Ora è il peggior depravato di Londra.”

“Pensavo che quel titolo spettasse a te.” Dashville diede una pacca sulla spalla a Charles e ridacchiò.

L’altro guardò l’amico e sogghignò. “In qualche modo mi ha superato. Anche se io mi limito alla seduzione delle innocenti. Non è stato difficile reclamare quel titolo particolare.”

Lasciarono la sala da ballo ed andarono nella direzione in cui Dashville aveva visto Shelby. Svoltarono un angolo e non lo videro da nessuna parte. La stanza sembrava stranamente tranquilla. Non c’erano neppure domestici nei dintorni e Charles dovette ammettere che sarebbe stata una zona adatta per un incontro clandestino. “La biblioteca non è da queste parti?” chiese Dashville.

“Penso di sì. Andrò a controllare, invece perché tu non vai a guardare in giardino? Se lo trovi, portalo a casa mia e chiedi al mio valletto di iniziare a farlo ritornare sobrio. In ogni modo ci vediamo lì tra un’ora.” Era tutto quello che poteva fare per salvare Shelby. Se Dashville o lui stesso non fossero riusciti a trovarlo, avrebbe provato nuovamente un altro giorno, ma non avrebbe continuato se Shelby avesse fatto troppo il difficile.

“Va bene”, concordò Dashville. “Buona fortuna”. Si girò e lasciò Charles da solo nel corridoio che conduceva verso i giardini sul retro. Sperava di trovare Shelby o che almeno Dashville lo facesse. Il conte aveva bisogno di aiuto.

Charles aggrottò la fronte, poi iniziò a camminare verso la libreria. Manteneva un’andatura disinvolta, anche se avrebbe dovuto avere più fretta di trovare il conte. Semplicemente non ci metteva il cuore e non sapeva perché. Di solito si agitava al pensiero di salvare un membro potenziale del suo club. Ultimamente era stato colpito da una certa noia e non riusciva a scacciarla. C’era qualcosa che non andava nella sua vita, ma non sapeva cosa. Tuttavia non poteva soffermarsi a pensare a quello al momento. Charles doveva almeno cercare di localizzare Shelby. Il corridoio era ancora tranquillo e ciò non prometteva bene per la ricerca del conte.

Fece ancora qualche passo, poi si fermò. Una donna era in piedi vicino all’entrata della biblioteca. Charles non riusciva a distinguere i suoi lineamenti, ma la sua silhouette era certamente femminile, e per di più con delle belle curve. Forse Shelby aveva veramente un appuntamento sul posto e Charles lo avrebbe trovato in biblioteca. Odiava veramente interrompere il piacere di un uomo, ma non poteva evitarlo. Charles continuò a dirigersi verso la biblioteca e seguì la donna all’interno. Lei non aveva notato la sua presenza e non sembrava esserci nessun altro nella stanza. La luce della luna che filtrava attraverso le finestre illuminava i suoi lineamenti, ma non abbastanza da permettergli di vederla a sufficienza. Voleva guardarla e scoprire se era bella come suggeriva la sua ombra. Sapeva solo una cosa- era vestita di bianco. Generalmente quello era il colore riservato alle debuttanti, altrimenti dette innocenti. Come mai una vergine stava incontrando segretamente Shelby? Pensava che il conte l’avrebbe sposata? Charles avrebbe dovuto toglierle quell’illusione.

Le si avvicinò e disse, “Vi siete persa?”

Lei sobbalzò alla domanda. Forse dopotutto non stava aspettando nessuno. Una donna che progettava di incontrare un uomo, non sarebbe stata sorpresa dal suono di una voce maschile. “Chi c’è?” domandò.

Aveva un piacevole accento scozzese che gli provocò brividi lungo la spina dorsale. Non c’erano molte donne scozzesi che frequentavano i balli a Londra. Non aveva neppure sentito di qualche nuova arrivata. Non che fosse impossibile che fosse appena arrivata a Londra. Charles non teneva il conto delle debuttanti. Di solito sentiva parlare di loro, che lo volesse o no. “Non avete risposto alla mia domanda”, scherzò. “Rispondere a una domanda con un’altra domanda non è molto opportuno, mia cara”.

Si avvicinò al caminetto e passò le dita sulla mensola finché non trovò la scatola con l’acciarino. Poi si chinò e si accinse ad accendere il fuoco. Faceva un freddo cane nella stanza e aveva l’impressione che sarebbero rimasti lì per un po’. Avrebbe anche aiutato ad illuminare un po’ la stanza, così avrebbe potuto dare un’occhiata migliore alla ragazza.

“Cosa state facendo?” gli chiese.

“Penso che un fuoco renderà le cose migliori, vero?” Non smise di fare quello che stava facendo per guardarla. Charles voleva un fuoco e lo avrebbe acceso. Dopo averlo fatto, le avrebbe rivolto tutta l’attenzione.

“Ma almeno sapete quello che state facendo?” Si era avvicinata a lui ed ora si stava chinando per criticare la sua tecnica.

Charles ridacchiò leggermente. In qualche modo gli piaceva. Lei non stava cercando di corrergli dietro e di attirare la sua attenzione. Ciò era abbastanza un sollievo. “Ho acceso qualche fuoco nella mia vita.” Non in un solo modo…”Si fidi, posso farlo.”

“Qualcosa mi dice che non vi stiate riferendo solo a come accendere una fiamma nel caminetto” La ragazza fece un passo indietro. “Non avete risposto alla mia precedente domanda. Chi siete?”.

Lui si alzò in piedi dopo che il fuoco iniziò a bruciare vivacemente e rimise a posto la scatola. Charles si girò per osservarla e per sgridarla per il suo comportamento maleducato, ma non riuscì a pronunciare una parola. Il fuoco la rendeva assolutamente mozzafiato. I suoi capelli rosso scuro assomigliavano a una fiamma che sfavillava di luce e la sua pelle chiara era deliziosa. Sembrava quasi invitarlo ad assaporarla, ma si trattenne. Quelli erano i suoi desideri, non quelli di lei, che scaturivano. Deglutì con difficoltà e poi si schiarì la gola. Il suo membro si irrigidì nei calzoni e pregò che lei non lo notasse. “Mi sembra di capire dal vostro continuo sviare il discorso, che non vi siate persa.”

“No”, concordò lei. “E immagino che la vostra strana abitudine di cambiare argomento di conversazione sia il vostro modo di evitare di presentarvi.” Un dolce sorriso si formò sul suo viso e la rese ancora più bella. “Ma non dovete preoccuparvi. Il vostro nome non mi interessa.”

“Veramente?” Lui alzò un sopracciglio. “E perché?”

Lei si strinse nelle spalle e si girò dall’altra parte, dirigendosi verso la finestra. La giovane donna guardava fuori e verso il cielo scuro. “Perché non resterò a Londra. Non c’è niente qui per me. Quando mia sorella troverà un marito, andrò a casa e non ritornerò mai più.”

Suonava quasi come una sfida. “Tenete le distanze, così non sarete tentata di restare.” Era qualcosa che avrebbe fatto lui. Lei era uno spirito affine e lui la rispettava, anche se non era d’accordo. Una donna piena di vita come lei non avrebbe dovuto rinchiudersi lontano dal mondo.

“Questo è un modo di considerare le cose.” Lei continuava a guardare fuori dalla finestra e sembrava che volesse ignorarlo. Ciò infastidiva Charles più di quanto volesse ammetterlo.

“Un po’ di conversazione non farà male a nessuno”, iniziò a dire. “ Fare la mia conoscenza non significa che verrete intrappolata da me o da Londra. Perché non facciamo una scommessa e non scopriamo qualcosa di nuovo?”

“Preferirei di no” disse lei. “Non sono un tipo da scommesse. I rischi non portano niente di buono secondo la mia esperienza.”

Era troppo evasiva e lui voleva spezzare la corazza che si era costruita attentamente. Se voleva iniziare ad intaccarla, avrebbe dovuto darle gli strumenti per farlo. “Forse non volete veramente conoscermi”, iniziò, “ma penso che possiamo essere dei grandi amici”. Le fece un inchino. “Lasciate che mi presenti. Sono il Conte di Coventry, ma voi mia cara, potete chiamarmi Charles.”

Lei lo guardò oltre la propria spalla. Aprì le labbra, ma non uscì una parola. Poi sorrise. “E io sto facendo tardi a tornare al ballo, mio signore. Non preoccupatevi di chiamarmi in qualsiasi modo, dubito che ci rivedremo.”

Con quelle parole lo superò e lo lasciò solo nella biblioteca. Charles non era mai stato così intrigato nella sua vita. Avrebbe scoperto il suo nome e si sarebbero rivisti. Avrebbe fatto del suo dannato meglio per assicurarselo.




CAPITOLO 3


I raggi brillanti del sole filtravano attraverso le finestre del salotto ed illuminavano tutta la zona. C’era veramente troppa luce per leggere ed Abigail aveva difficoltà a trattenere la propria irritazione. Come avrebbe potuto imparare qualcosa sulla mitologia greca, se non riusciva a concentrarsi sulle parole? Borbottò e chiuse il volume, frustrata, poi lo gettò sulla sedia libera al suo fianco.

“Bene”, disse Melinda. Un sorriso soddisfatto le illuminava il viso. “Ora che hai finito di fare l’erudita, ti andrebbe di unirti a me per una passeggiata a Rotten Row?”

Abigail storse il naso, poi sospirò. Forse sarebbe dovuta andare con Belinda per fare un po’ di movimento. Non c’era alcuna possibilità di continuare a leggere con quel sole che la accecava. Forse avrebbe letto ancora più tardi nella sua stanza. Non sarebbe riuscita a fare molto al lume di candela. I suoi occhi si sarebbero un po’ affaticati, ma avrebbe potuto leggere ancora per un po’. “Va bene”, acconsentì. “Verrò con te a passeggiare. Dì a Bessie che abbiamo bisogno di lei e di un valletto per accompagnarci. Dobbiamo essere certe di mantenere intatta la tua reputazione, così potremo assicurarti uno di questi gentiluomini londinesi come marito”, disse con un forte accento scozzese.

Belinda alzò un sopracciglio. “Non ti interessa di mantenere intatta la tua stessa reputazione? Perché no?”

Perché aveva deciso che non le importava affatto di sposarsi. L’uomo dell’altra sera- il Conte di Coventry- l’aveva intrigata, ma era chiaramente un farabutto. Tutte le signore di Londra potevano cercare di domarlo, ma Abigail aveva modi migliori di passare il tempo. Aveva attirato la sua attenzione e ciò era abbastanza per lei. Era stato veramente troppo facile farsi notare da lui e lei non ci aveva nemmeno provato. “Ho le mie ragioni.” Era l’unica risposta che intendeva dare a sua sorella.

“Forse pensi di tenere nascosti i tuoi sentimenti”, iniziò sua sorella. Le sue labbra si sollevarono in un sorriso tronfio. “Ma io ti conosco. Ho visto come guardavi quel gentiluomo l’altra sera al ballo dei Loxton. Ti attraeva. Forse possiamo ancora scoprire la sua identità e trovare un modo per attirare la sua attenzione.”

Certamente sua sorella aveva notato il suo interesse per Lord Coventry. Il conte era bello come il peccato, e probabilmente sapeva peccare meglio della maggior parte degli uomini, ma c’era qualcosa di più del semplice aspetto piacevole in un uomo. “Non ho bisogno di aiuto per questo. Non voglio attirare la sua attenzione.”

Sua sorella chinò la testa da un lato e la studiò. “Mi stai nascondendo qualcosa. Cosa sai?”

“Niente di niente”, la rassicurò Belinda. “Andiamo a Rotten Row oppure no?”

“Va bene”, acconsentì Belinda. “Ti lascerò con i tuoi segreti- per il momento.” Si alzò ed incontrò lo sguardo di Abigail. “Ma scoprirò la verità e allora pretenderò delle risposte.”

Abigail si strinse nelle spalle. “Non c’è niente da scoprire.” Era vero. Anche se Belinda avesse scoperto che lei aveva incontrato Lord Coventry nella biblioteca, non ne sarebbe venuto fuori niente. Nessuno li aveva visti- grazie a Dio. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era un matrimonio forzato. Sarebbero finiti tutti e due male alla fine. Abigail aveva l’intenzione di vivere una vita lunga e felice e ciò non avrebbe incluso un matrimonio di convenienza. Comunque, l’attrazione che provava per Lord Coventry sarebbe stata il solo lato positivo di una sua unione con lui. Tutto il resto sarebbe stato completamente superficiale.

Belinda scosse la testa e si diresse verso l’uscita del salotto. “Troviamoci nell’ingresso. Vado a cercare i nostri chaperons per la passeggiata.”

Abigail scosse leggermente la testa. La sua sorellina pensava di sapere tutto, ma non era così. C’erano cose molto più importanti che avere un buon marito. Abigail voleva qualcosa di più significativo nella sua vita. Amava i libri e imparare cose nuove. Se si fosse sposata, forse a suo marito non sarebbe piaciuto che lei facesse quelle cose. Quando una donna diventava una moglie, era sottoposta per sempre alle sue regole. Diventava proprietà dell’uomo. Qualcosa a tal riguardo aveva sempre preoccupato Abigail. Alle altre donne piaceva appartenere a qualcuno, essere accudite e non dovere mai preoccuparsi di niente. Per Abigail, ciò non era affatto facile. Sarebbe stato bello essere amata ed apprezzata, ma un matrimonio di convenienza non includeva sempre quelle cose. L’amore era un sentimento raro nel matrimonio.

Aveva già riflettuto troppo su tutto ciò. Abigail recuperò il libro e lo portò nella sua stanza. Una volta lì, posò il libro sulla scrivania, poi andò verso l’armadio a prendere la sua pelliccia. Forse fuori sarebbe stato abbastanza fresco e non voleva prendere freddo durante la passeggiata. Dopo averla trovata, tornò al piano inferiore e trovò sua sorella che l’aspettava all’ingresso. C’erano Bessie e un valletto con lei.

“Finalmente”, disse Belinda in un tono esasperato. “Possiamo andare. Perché ci hai messo così tanto?”

“Non mi sono resa conto di perdere tempo.” Trattenne la tentazione di alzare gli occhi al cielo. Belinda a volte era talmente esagerata. “Per favore fai strada, cara sorella.”

Belinda aprì la porta ed uscì. Abigail, Bessie ed il valletto la seguirono. Il passo che sua sorella aveva imposto era molto più rapido di quanto Abigail si aspettasse. Iniziò a chiedersi se sua sorella avesse qualche altra ragione per andare a Rotten Row. Forse aveva incontrato un uomo dal quale sperava di farsi corteggiare? Quando fossero arrivate, avrebbe potuto accertarsene. Forse sarebbe stata lei, e non Belinda, a scoprire qualcosa di piccante. Sua sorella sperava di scoprire qualche suo segreto. Bene, forse la sua cara sorellina aveva lei stessa qualcosa da nascondere e cercava di sviare il discorso. Sorrise tra sé e sé. Ora che aveva un mistero da risolvere, non vedeva l’ora di fare la scampagnata a Rotten Row. Di solito deprecava le loro sortite in quel luogo. Questa volta ci sarebbe stato qualcosa di più intrigante che avrebbe attirato la sua attenzione. Ciò la compensava quasi per aver interrotto le ore di studio…quasi.




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